TORRENTE STIRONE


"Boca ad Stiron" Stirone (a dx) versa le proprie acque in Taro (a sx)

Stirone scorre sotto il ponte "dal mulèn" in località Fontanelle
Il torrente Stirone, antecedentemente alla sua attuale denominazione, figura in antiche in mappe e documenti con gli appellativi diversi, ma mequivoci, di Sisterione o Sisterone oppure Sistrone.
In alcune carte ed itinerari, dei tempi più remoti, viene qualificato come « fluvins » o più indulgentemente « Flumen », anche se da sempre fu considerato tale e come tale raffigurato troneggiante in compagnia al Trebbia sulla testata ad occidente del ponte stradale sul Taro, lungo la via Emilia.
Lo Stirone trae la sua vera origine dal fianco orientale del monte Santa Cristina e Guardia, sopra Pellegrino Parmense e più precisamente dalla piana di Maneia, a quota m. 695 sul livello del mare.
Scorre lungo il lembo ad ovest della provincia di Parma e per lungo tratto ne segna il suo confine col territorio piacentino.
Ha una lunghezza complessiva di Km 55 circa, prima di mettere foce nel fiume Taro, presso l’abitato di Fontanelle a poco meno di Km 4 daI ben più maestoso Po.
E’ impinguato dalI’apporto d’acqua dei suoi principali affluenti: i rii Utanella e Varolo prima ed i torrenti Borla, Ghiara e Rovacchia poi, in uno, col Citronia il secondo e con la Parola il terzo.
Dal suo inizio al ponte ferroviario sulla Milano-Bologna, presso Fidenza, che rappresenta il tratto più interessante sotto il profilo paesaggistico, geologico ed ecologico, sviluppa un percorso attorno ai 31 chilometri.
Per le sue caratteristiche di regime fluviale è da classificare tra i corsi d’acqua del tipo emiliano, presentandone ogni qualità peculiare e principalmente le notevoli variazioni di portata, con piene brevi ed impetuose, alternate a prolungati periodi d’estrema magra.
Percorre la linea delle massime pendenze del terreno e si può considerare suddiviso in tre parti:
• la prima, montuosa ed incassata, con acque irruenti ed impregnate di materiali smossi nel loro veloce defluire;
• la successiva, sempre in declivio ed incavata fra le rocce, dove l’acqua procede rapida, senza provocare depositi o solchi;
• la terza pianeggiante, con l’alveo che si espande liberamente e progressivamente fino al ponte sulla via Emilia, laddove non è costretta dalle arginature.
Qui l’acqua, rallentando la sua corsa, sedimenta gran parte delle materie pesanti travolte dall’alto, formando un largo greto ghiaioso.
Poco più a valle, si inalvea tra difese arginali notevoli per mole e continuità, assumendo l’aspetto di un pigro ed angusto canale.
Come la massima parte dei corsi d’acqua nazionali, lo Stirone presenta un aspetto profondamente alterato dall’irrazionale ed egoistico intervento dell’uomo, il quale ha peggiorato una situazione naturale. Insensati disboscamenti, massicce asportazioni di ghiaia, immissioni velenifere di acque residue termali ed industriali, lutulenti scoli di agglomerati urbani, discariche di rifiuti e macerie, ne hanno variato delittuosamente la sembianza e la forma.
La storia più recente dello Stirone é analoga a quella di tanti corsi d'acqua appenninici: sino a pochi decenni fa le sue acque scorrevano, lungo un caratteristico greto ghiaioso, in una posizione molto più elevata rispetto a quella attuale, al livello dei terrazzi che oggi bordano il suo corso.
A partire dagli anni '50, con l'avvio della costruzione dell'Autostrada del Sole, il grande utilizzo di materiali inerti portò allo sfruttamento delle ghiaie disponibili lungo il greto; gli scavi operati determinarono l'innesco di processi erosivi, volti a ripristinare un nuovo profilo longitudinale del torrente in equilibrio con l'aumentata forza delle sue acque. L'erosione innescata lungo lo Stirone fu esasperata dalla presenza, sotto le ghiaie, di un substrato argilloso, in cui le acque incisero con facilità un solco che oggi ha raggiunto, in più tratti, la profondità di diversi metri.
 I primi effetti di questa erosione si manifestarono alla fine degli anni '50 all'altezza di Laurano e col passare del tempo interessarono progressivamente tratti più a monte, secondo un tipico fenomeno di erosione regressiva, mettendo a nudo le rocce del substrato per lunghezze e spessori sempre maggiori. Questa rapida evoluzione é stata vissuta con crescente interesse e passione dai paleontologi, pionieri della tutela di questa area, che già allora frequentavano le rive dello Stirone alla ricerca dei reperti fossili che venivano alla luce abbondanti dopo ogni evento di piena.
All'altezza di Scipione Ponte, lungo le scarpate che bordano un'ampia curva del torrente, ha inizio la serie fossilifera dello Stirone.

Stirone riceve il suo affluente Rovacchia - località Fontanelle