FRANCESCO SCARAMUZZA (1803-1886)
Francesco Scaramuzza nasce a Sissa il 14 Luglio 1803 da
Nicolò e Marianna Benedetta Frondoni.
Sin dai primi anni di studio, il giovane dimostrò una spiccatissima
predisposizione al disegno tanto da indurre i genitori ad iscriverlo al corso di
pittura della Regia Accademia di Belle Arti, dove in seguito ottenne anche una
Ritornato a Parma nel 1830, dipinse quadri ed affreschi fra i quali: - La presentazione del tempio (1831, Chiesa della Beata Vergine del quartiere di Parma); - San Rocco guarisce gli appestati (Chiesa di San Rocco a Parma) - La vergine col Bambino e S.Ilario (1832, Chiesa di Sant’Ilario di Baganza); - Amore e psiche (1833, Galleria Nazionale di Parma) e San Martino (1833, Chiesa di Noceto). |
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Nel 1836 partecipò all’Esposizione di Milano con un quadro rappresentante l’episodio
dantesco del Conte Ugolino. L'opera suscita interesse e ammirazione sia tra il
pubblico che tra i critici, cosa che da al pittore la sicurezza e la spinta per
cimentarsi nello studio dell'intera opera dantesca.
Il 18 gennaio 1837, però, le condizioni economiche del pittore non sono delle
più felici: a quella data, infatti, risale un autoritratto che raffigura il
pittore nel suo studio. Alla base del disegno si legge: "Ho moglie, ho tre
figlie e non ho un soldo!!! … Buon proseguimento d'Anno!…".
Tra il 1842 e il 1857 si occupa degli affreschi della Sala Dante e della sala di
Lettura della Biblioteca Palatina.
Nel 1853, contattato dal Dittatore delle Province Parmensi Carlo Farini,
Francesco inizia la realizzazione di un impegnativo progetto: creare una serie
completa di immagini relative all'Inferno per le celebrazioni legate al sesto
centenario della nascita di Dante Alighieri. A causa di problemi economici del
committente, l'ambizioso progetto viene ufficialmente fermato, anche se
Scaramuzza continuerà i suoi studi privatamente. L’illustrazione della Divina
Commedia, la sua opera più importante, consta di 243 cartoni così suddivisi:
73 per l’inferno, 120 per il Purgatorio e 50 per il Paradiso.Fu esposta per la
prima volta a Parma nel 1870, non ancora compiuta ma già a buon punto per poter
essere giudicata un capolavoro.
Purtroppo però il suo lavoro subì una sosta proprio nel momento in cui Gustavo
Dorè (disegnatore, incisore, scultore francese), a conoscenza del programma
dello Scaramuzza, pubblicò le proprie illustrazioni dantesche che gli
procurarono un grande successo.
Dopo la pubblicazione delle tavole del suo antagonista, Scaramuzza comprese che
una sfortuna concomitanza di eventi aveva tarpato le ali alla supremazia della
sua opera e questo fu il dramma della sua vita.
Gli encomi, le lodi, i riconoscimenti per quadri ad olio e le decorazioni murali
lo lasciavano indifferente. Nello sconforto Scaramuzza continuò nella sua
fatica portando a compimento i tre grandi temi del poema dantesco con il santo
di San Bernardo nel 1876.
Il prolungato e continuo contatto con il capolavoro dantesco, porta l'artista
sissese a cimentarsi anche nella poesia: influenzato dalle opere di Ludovico
Ariosto compone un "Poema Sacro", XXVI canti in ottave.
Con gli amici e con i colleghi letterati Francesco è solito definirsi
"poeta per procura", sostenendo di avere poteri medianici e di
riuscire a scrivere grazie ai suoi poteri paranormali.
Di idee liberali, travestito da contadino partecipò alle lotte politiche del
tempo e rischiò la vita per portare in Piemonte, a Camillo Cavour, l'adesione
di Parma allo Stato Sardo.
Parallelamente all’impegno di illustratore di Dante, Francesco Scaramuzza
svolse un’attività pittorica di cui restano valide testimonianze nella
Pinacoteca di Parma, in diverse Chiese e in collezioni private sparse in Italia
ed all’estero.
Francesco Scaramuzza morì a Parma il 20 Ottobre 1886.
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