FRANCESCO SCARAMUZZA (1803-1886)

Francesco Scaramuzza nasce a Sissa il 14 Luglio 1803 da Nicolò e Marianna Benedetta Frondoni.
Sin dai primi anni di studio, il giovane dimostrò una spiccatissima predisposizione al disegno tanto da indurre i genitori ad iscriverlo al corso di pittura della Regia Accademia di Belle Arti, dove in seguito ottenne anche una
cattedra che mantenne fino al 1877.
Vinse nel 1820, durante gli studi, vari premi e nel 1826 un corso di perfezionamento a Roma, dove realizzò i suoi primi lavori: la grande tela raffigurante Silvia e Aminta (1828, conservata nella Galleria Nazionale di Parma) e San Giovanni Battista nel deserto.

Ritornato a Parma nel 1830, dipinse quadri ed affreschi fra i quali:
- La presentazione del tempio (1831, Chiesa della Beata Vergine del quartiere di Parma);
- San Rocco guarisce gli appestati (Chiesa di San Rocco a Parma)
- La vergine col Bambino e S.Ilario (1832, Chiesa di Sant’Ilario di Baganza);
- Amore e psiche (1833, Galleria Nazionale di Parma) e San Martino (1833, Chiesa di Noceto).

Nel 1836 partecipò all’Esposizione di Milano con un quadro rappresentante l’episodio dantesco del Conte Ugolino. L'opera suscita interesse e ammirazione sia tra il pubblico che tra i critici, cosa che da al pittore la sicurezza e la spinta per cimentarsi nello studio dell'intera opera dantesca.
Il 18 gennaio 1837, però, le condizioni economiche del pittore non sono delle più felici: a quella data, infatti, risale un autoritratto che raffigura il pittore nel suo studio. Alla base del disegno si legge: "Ho moglie, ho tre figlie e non ho un soldo!!! … Buon proseguimento d'Anno!…".
Tra il 1842 e il 1857 si occupa degli affreschi della Sala Dante e della sala di Lettura della Biblioteca Palatina.
Nel 1853, contattato dal Dittatore delle Province Parmensi Carlo Farini, Francesco inizia la realizzazione di un impegnativo progetto: creare una serie completa di immagini relative all'Inferno per le celebrazioni legate al sesto centenario della nascita di Dante Alighieri. A causa di problemi economici del committente, l'ambizioso progetto viene ufficialmente fermato, anche se Scaramuzza continuerà i suoi studi privatamente. L’illustrazione della Divina Commedia, la sua opera più importante, consta di 243 cartoni così suddivisi: 73 per l’inferno, 120 per il Purgatorio e 50 per il Paradiso.Fu esposta per la prima volta a Parma nel 1870, non ancora compiuta ma già a buon punto per poter essere giudicata un capolavoro.
Purtroppo però il suo lavoro subì una sosta proprio nel momento in cui Gustavo Dorè (disegnatore, incisore, scultore francese), a conoscenza del programma dello Scaramuzza, pubblicò le proprie illustrazioni dantesche che gli procurarono un grande successo.
Dopo la pubblicazione delle tavole del suo antagonista, Scaramuzza comprese che una sfortuna concomitanza di eventi aveva tarpato le ali alla supremazia della sua opera e questo fu il dramma della sua vita.
Gli encomi, le lodi, i riconoscimenti per quadri ad olio e le decorazioni murali lo lasciavano indifferente. Nello sconforto Scaramuzza continuò nella sua fatica portando a compimento i tre grandi temi del poema dantesco con il santo di San Bernardo nel 1876.
Il prolungato e continuo contatto con il capolavoro dantesco, porta l'artista sissese a cimentarsi anche nella poesia: influenzato dalle opere di Ludovico Ariosto compone un "Poema Sacro", XXVI canti in ottave.
Con gli amici e con i colleghi letterati Francesco è solito definirsi "poeta per procura", sostenendo di avere poteri medianici e di riuscire a scrivere grazie ai suoi poteri paranormali.
Di idee liberali, travestito da contadino partecipò alle lotte politiche del tempo e rischiò la vita per portare in Piemonte, a Camillo Cavour, l'adesione di Parma allo Stato Sardo.
Parallelamente all’impegno di illustratore di Dante, Francesco Scaramuzza svolse un’attività pittorica di cui restano valide testimonianze nella Pinacoteca di Parma, in diverse Chiese e in collezioni private sparse in Italia ed all’estero.
Francesco Scaramuzza morì a Parma il 20 Ottobre 1886.


Il conte Ugolino

Farinata degli Uberi

Paolo e Francesca